Cosa significa l'espressione "traduttore, traditore"?

La pratica della traduzione è fonte di sospetti. Tradurre implica interpretare e, di conseguenza, può sollevare questioni legate all’etica, alla letteralità o alla fedeltà. L'espressione italiana 'traduttore, traditore' fa riferimento all'imprecisione intrinseca nell'atto di tradurre. Tuttavia, sebbene la trasparenza e la fedeltà assoluta siano obiettivi forse irraggiungibili per il traduttore, non si può negare che grazie alla traduzione si sono instaurati legami a livello globale e sono state abbattute barriere culturali, unificando diversi modi di pensare e custodendo nella memoria universale gli eventi e le manifestazioni che hanno dato vita alle varie culture.
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1. Traduttore, traditore
"Traduttore, traditore" fa riferimento all'imprecisione e agli errori commessi da alcuni traduttori. Infatti, sebbene la traduzione perfetta non esista, esistono traduzioni fatte bene e, naturalmente, anche traduzioni fatte male. Tradurre consiste nel dire "la stessa cosa" in una lingua diversa. Tuttavia, ciò non è sufficiente. Come affermato da Umberto Eco, bisogna comprendere che non sempre si dice la stessa cosa, ma "quasi" la stessa cosa. La flessibilità o elasticità di quel "quasi" risulta determinante, perché solo un buon traduttore sa fino a che punto può spingersi con una traduzione e come farlo.
Spesso, chi non appartiene al mondo della traduzione commette l'errore di pensare che tradurre un testo significhi semplicemente consultare un dizionario e cercare le parole che compongono un discorso in modo sistematico. In realtà, il compito va ben oltre. Tradurre richiede una conoscenza approfondita della lingua di arrivo, ma non solo: è essenziale anche una vasta conoscenza del contesto in cui viene utilizzata. Le circostanze storiche, sociali e culturali determinano il modo di pensare di ogni regione del mondo. Di conseguenza, si creano realtà culturali diverse che vanno comprese e conosciute prima di poter realizzare una traduzione precisa.
2. È possibile ottenere una traduzione perfetta?
Un buon traduttore non deve solo avere conoscenze avanzate e approfondite delle lingue con cui lavora. Deve anche comprendere livelli di significato più profondi rispetto alla costruzione formale. Cogliere i significati denotativi e connotativi è essenziale per comprendere appieno il messaggio originale. Solo in questo modo è possibile costruire un discorso analogo o, almeno, il più analogo possibile.
Un traduttore professionista sa che deve riprodurre tutti questi significati (sia denotativi che connotativi) senza ricorrere alla lingua di partenza. Il suo compito consiste proprio nel riprodurli nella lingua di arrivo. Questa è la parte più importante del suo lavoro e quella che può fare la differenza tra traduzione e tradimento.
3. La traduzione è un'utopia
Molti studiosi affermano che la traduzione in sé sia un'utopia. Per loro, tradurre un testo con assoluta fedeltà è un obiettivo irraggiungibile. Lo stesso Ortega y Gasset la definì impossibile e sostenne che nel mondo convivono immagini mentali e culture estremamente diverse. Secondo lui, l'essere umano non era pronto a mettersi "nei panni dell'altro" e, non comprendendo le realtà culturali altrui, anche le lingue straniere diventano inaccessibili.
Tuttavia, non possiamo essere così radicali. Una traduzione precisa e adattata alle esigenze del testo e dei suoi interlocutori richiede un alto livello di conoscenza, non solo linguistica, ma anche umana, culturale e contestuale, ed è ciò che si può ottenere grazie alle agenzie di traduzione. Mariana Frenk-Westheim dichiarò che, sebbene le traduzioni perfette non esistano, esistono traduzioni molto buone; tuttavia, per ottenerle, il traduttore deve essere molto esigente con sé stesso e impegnarsi appieno per raggiungere i suoi obiettivi. Una traduzione molto buona richiede la gestione e il dominio di numerosi parametri e concetti, nonché una certa intuizione.
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Scrittrice per blog e community manager interessata alla multiculturalità e alla diversità linguistica. Originaria del Venezuela, ha viaggiato e vissuto a lungo in Francia, Germania, Camerun e Spagna, unendo alla sua passione per la scrittura la sua esperienza interculturale.
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