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Il linguaggio inclusivo o neutro nella traduzione

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Messaggio di errore

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Pubblicato il 31/10/2022

Come agenzia di traduzione, affrontiamo quotidianamente una serie di sfide. Una delle più utili per la società è l’inclusione di ogni singolo individuo che ne fa parte. Come riuscirci? Con il linguaggio inclusivo o neutro.

1. Sempre più clienti richiedono una traduzione inclusiva o realizzata con un linguaggio neutro

I traduttori e le traduttrici che lavorano nella nostra agenzia si limitano a tradurre i testi che ricevono dai clienti. A volte, è possibile utilizzare sinonimi se il cambiamento linguistico lo consente, ma in generale il lavoro consiste nell'ottenere esattamente lo stesso risultato in un'altra lingua.

Ma cosa succede quando un cliente chiede la traduzione di un testo in cui è utilizzato un genere specifico? Per quanto vogliamo includere tutti i potenziali lettori delle nostre traduzioni, dobbiamo attenerci all'incarico dell'azienda che ha riposto fiducia nelle persone che lavorano nella nostra agenzia.

Se noti, proprio nell'ultima frase avremmo potuto scrivere “i lavoratori” o “le lavoratrici”, ma abbiamo modificato la frase affinché fosse inclusiva.

Fortunatamente, sono sempre più numerose le aziende che richiedono questo tipo di traduzioni. Perché lo fanno? In primo luogo, perché sono consapevoli di quanto sia importante dire addio alla discriminazione di genere. Allo stesso tempo, tali aziende sono consapevoli che limitare il loro testo a un pubblico specifico può portare a trascurare un altro tipo di target che potrebbe essere interessato al loro prodotto o servizio.

2. L'evoluzione del linguaggio inclusivo o neutro nelle traduzioni

La nostra agenzia di traduzione ha subito un’evoluzione legata all'uso del linguaggio inclusivo o neutro nel tradurre.

Da anni abbiamo cambiato il modo in cui realizziamo traduzioni dallo spagnolo all'inglese, dal tedesco all'italiano, eccetera. Sono moltissime le lingue con cui lavoriamo, ma in che modo lo facciamo? Proprio con un linguaggio inclusivo o neutro che ha poco a che vedere con quello di un tempo.

Non bisogna guardare troppo indietro per trovare un periodo in cui, nel tradurre, si tendeva a usare il jolly di "le donne e gli uomini". Ma come potevano essere incluse le persone che non si identificavano in nessun genere in particolare?

Senza dubbio, includere il genere maschile e femminile era un passo importante, ma era necessario andare oltre. Fu allora che iniziammo a utilizzare una serie di elementi che permettevano a ogni singolo individuo che leggeva le nostre traduzioni di sentirsi incluso.

3. Consigli per tradurre con linguaggio inclusivo o neutro

Potrebbe accadere che un’azienda che assegna un incarico a un'agenzia di traduzione rivolga il suo prodotto o servizio a un genere specifico. In questi casi così specifici, forse il linguaggio inclusivo o neutro non ha molto senso, ma nella maggior parte delle situazioni risulta molto utile e vantaggioso per entrambe le parti. Ma come utilizzarlo? Non è difficile, basta seguire i seguenti consigli.

Il primo consiste nel sostituire la parola non inclusiva con "la persona". Per esempio, "nel caso tu sia alto" diventerebbe "nel caso tu sia una persona alta".

Si può anche optare per modificare il tempo verbale, trasformare l'avverbio in un sostantivo e persino sostituire gli aggettivi con avverbi. Ulteriore consiglio da mettere in pratica è evitare di utilizzare il singolare, sostituendolo con il plurale. Tuttavia, quest'ultimo potrebbe non essere del tutto inclusivo dal momento che il plurale, in molte lingue, è maschile.

Perché il testo sia vario, è consigliabile applicare non solo uno dei consigli qui riportati, ma tutti. In questo modo, la traduzione sarà caratterizzata da una grande ricchezza linguistica e nessuna persona, qualunque sia il suo genere, si sentirà esclusa.

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Ritratto di Virginia Pacheco
Virginia Pacheco

Scrittrice per blog e community manager interessata alla multiculturalità e alla diversità linguistica. Originaria del Venezuela, ha viaggiato e vissuto a lungo in Francia, Germania, Camerun e Spagna, unendo alla sua passione per la scrittura la sua esperienza interculturale.

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